La denominazione veneta non conosce crisi, anzi guarda al futuro con positività.
“La pandemia ha messo a dura prova il settore vitivinicolo, in particolare gli operatori maggiormente orientati al canale della ristorazione. D’altro canto, allo stesso tempo, ha accresciuto le opportunità per quelli esposti con la grande distribuzione tant’è che la denominazione è riuscita ad incrementare le proprie vendite”.
La Denominazione veneta più conosciuta al mondo nel 2020 ha registrato un incremento delle vendite del 2,8% rispetto al 2019, vendite che hanno riguardato per un 21,5% l’Italia e per il restante 78,5% l’estero. Numeri davvero impressionanti anche sul fronte della composizione della DOC Prosecco: 24 450 ettari vitati, 11 609 viticoltori e 1169 vinificatori, di cui 347 case spumantistiche.
Nel 2020 i principali Paesi di destinazione delle esportazioni di Prosecco sono stati Regno Unito, Stati Uniti e Germania. I primi due hanno visto consumi rispettivamente di 115 e 80 milioni di bottiglie, evidenziando un trend stabile rispetto al 2019. La Germania, invece, ha registrato un incremento del 5%, così come la Francia (+15,3%), il Belgio (+18,1%) e la Svizzera (+10,2%).
Lo scorso anno, poi, è stata lanciata sul mercato una nuova tipologia della Denominazione: il Prosecco DOC Rosé. “Nel 2020, in soli tre mesi, sono state imbottigliate 16,8 milioni di bottiglie da 111 case spumantistiche, ovvero il 3,4% della produzione totale di Prosecco Doc”. Anche in questo primo semestre del 2021 gli imbottigliamenti hanno assistito ad un trend positivo, infatti hanno toccato quota 37 milioni di bottiglie e si stima che a fine anno si arriverà a circa 70 milioni. “L’Italia assorbirà circa il 15-20% della produzione, mentre il restante 80-85% sarà destinato all’export nei seguenti mercati principali: USA, UK, Canada, Scandinavia, Francia, Est-Asia”.
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